E’ stato presentato il numero uno della rivista di cinema 18:9 diciottononi

Martedì 8 Febbraio alle ore 11,30 presso la Libreria del Cinema, via dei Fienaroli 31/d (Trastevere) e’ stato presentato dall’editore Giorgio Mastrostefano, dall’ideatore e curatore Eugenio Màsciari e dal moderatore del dibattito nonché collaboratore della rivista Alessandro Loppi, il numero uno di “18:9 diciottononi”, bimestrale bilingue di cinema (italiano/inglese). E’ una rivista diversa nella forma e nei contenuti, che vuole raccontare il mondo del cinema con un approccio originale: in ogni numero, infatti, verrà affrontato un tema specifico che andrà al di là del rigido recinto dei generi cinematografici, affondando la penna in quelle notizie magari solo accennate dai media, per vedere come invece le abbiano affrontate i grandi maestri del cinema.

Il genere, si sa, è una definizione spesso arbitraria; viceversa, studiare il cinema attraverso un tema, diventa strumento di (ri)evocazione, di approfondimento, di esplorazione. Al lettore è chiesto solamente di giocare con la propria memoria cinematografica e di lasciarsi andare con voluttà nei meandri di immagini e testimonianze proposti dai personaggi intervistati. Anche mostrandogli come quest’arte interagisca nel quotidiano, seguendo l’insegnamento di pittori come Caravaggio (quasi antesignano del cinema), con la sua straordinaria e rivoluzionaria luce e il suo essere personaggio contro anche nella vita pubblica dell’epoca. Anche per questo motivo, la rivista si avvale di numerose immagini tratte dalla storia della pittura e legate al tema proposto.

Il tema trattato nel numero zero è stato “La decapitazione“. Se il titolo poteva ricordare chissà quale provocazione, già la prima intervista vedeva come protagonista Vittorio Storaro che ci introduceva nel simbolico mondo violento di Apocalypse now. E gli altri articoli non erano da meno: attori, registi, produttori, psicanalisti e critici hanno indicato un naturale fil rouge attraverso cui il lettore poteva ritrovare titoli, citazioni e significati altrimenti dispersi nella sua memoria cinematografica.

Il primo numero uscirà a giorni e verrà illustrato nel corso della presentazione. “La famiglia assassina” è un tema forte, curioso, che coinvolge anche la memoria più nascosta di ognuno di noi. Se poi si pensa che un assassinio su due non viene commesso dalla criminalità organizzata, ma tra le pareti domestiche… A tal proposito, “18:9 diciottononi” ha intervistato Mario Monicelli, Marco Bellocchio, Carlo Lizzani, Furio Scarpelli, Suso Cecchi D’Amico, Giuliano Montaldo, Vittorio Storaro e numerose altre personalità che in tempi e modi diversi hanno saputo raccontare attraverso il loro lavoro e la celluloide i mille sentimenti che si celano dietro un argomento così complesso. L’ideatore di “18:9 diciottononi”, Eugenio Màsciari, ha così intitolato la rivista grazie al suggerimento di Vittorio Storaro che con il suo progetto Univisium, l’unificazione dell’immagine, ha indicato nel 18:9 il formato cinematografico ottimale: un rapporto di 1:2 che usufruisca di tutta l’area di perforazione della pellicola, riducendone oltretutto il consumo di un quarto. E Vittorio Storaro si è a sua volta ispirato a questa proporzione osservando “Il cenacolo” di Leonardo da Vinci: 1:2, la “divina proporzione”.

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