A lezione da Rembrandt, incisore e collezionista

Roma, alle Scuderie papali del Quirinale una mostra con oltre duecento incisioni raccolte o eseguite dall’artista. Appena undici gli olii del grande olandese, ma la rassegna ha un grande valore didattico.

Amsterdam – Casa di Rembrandt un tipografo con mezzi artigianali mantiene viva l’arte di Rembrandt © FILIPPO PERTA – PALCOSCENICO

La mostra che si apre oggi alle Scuderie papali del Quirinale su Rembrandt non è una faccenda semplice. Non è insomma una di quelle mostre dove, abbagliati da colori o da forme avanguardistiche, si passa da un’opera all’altra alimentando un’emozione dietro l’altra.

Artemis 1634 (120 Kb); Oil on canvas, 142 x 152 cm (55 7/8 x 59 7/8″); Museo del Prado, Madrid

No, questa rassegna su Rembrandt è più simile a un seminario che a una mostra d’arte. Perché richiede tempo, dedizione, passione. E soprattutto curiosità per la tecnica dell’incisione. Non a caso il severo ma intelligente allestimento curato dallo Studio milanese De Lucchi prevede una balaustra ove appoggiarsi comodamente e scrutare, osservare, studiare ogni minimo dettaglio, confrontare le differenti tirature, muniti ovviamente di una lente (fino al 6 gennaio, a cura di Ger Luijten e Bozena Anna Kowalczyk, catalogo Skira).

Portrait of the Artist at His Easel 1660 (120 Kb); Oil on canvas, 111 x 90 cm (43 1/2 x 35 1/2″); Musee du Louvre, Paris

Di tavole ad olio ve ne sono ben poche, appena undici e non tutte neanche dello stesso livello. Il piatto forte è costituito da duecento acqueforti, distribuite in un percorso che esplicita la formazione di Rembrandt in questo campo. Formazione assolutamente originale sebbene impeccabile: era infatti autodidatta ed apprende la tecnica dell’incisione quando ancora si trova nella natia Leida.

Self Portrait 1629 (30 Kb); Oil on canvas; The Mauritshuis, The Hague

Fin da subito mostra un atteggiamento che lo contraddistinguerà per tutta la vita e lo porterà al tracollo economico. Rembrandt è un vorace collezionista, passione per la quale si indebita fino al punto da veder messe all’asta oli, stampe e bizzarrissimi oggetti che fino a quel giorno del 1656 popolavano il suo gabinetto delle meraviglie messo pazientemente in piedi nella casa di Amsterdam, oggi museo Rembrandt.

Amsterdam – Casa di Rembrandt stampa dal calco originale © FILIPPO PERTA – PALCOSCENICO

E comincia subito a collezionare, animato dalla voglia di perfezionare la tecnica dell’incisione, ritenuta arte di prim’ordine e strumento indispensabile per la stessa conoscenza artistica. I risultati, come fa vedere la mostra, sono eccellenti.

Amsterdam – Casa di Rembrandt una delle fasi di lavorazione della stampa dal calco originale © FILIPPO PERTA – PALCOSCENICO

Rembrandt diventa uno dei più grandi incisori dell’epoca.

Amsterdam – Casa di Rembrandt angolo esterno © FILIPPO PERTA – PALCOSCENICO

La sua fama va oltre i confini dell’Olanda e raggiunge Venezia, dando ad esempio la possibilità al giovane Tiepolo di studiarlo al punto tale da rimanerne profondamente influenzato.

Amsterdam – Casa di Rembrandt scrivania di studio © FILIPPO PERTA – PALCOSCENICO

E dal nord a Messina, come attesta una lettera di Guercino indirizzata a un nobile siciliano in cui l’artista proclama la sua “stima per un gran virtuoso”.

Hendrickje Bathing in a River 1654 (130 Kb); Oil on panel, 61.8 x 47 cm; National Gallery, London

Lui infatti è unico nel dare corpo alle ombre, nel disegnare sul chiaro-scuro più difficile, ottenendo quell’effetto vellutato che richiede però l’uso della delicatissima puntasecca. Ma Rembrandt, da bravo olandese, è anche un abile mercante, delle sue e altrui opere. Spesso realizza incisioni in cui compare lo stesso tema delle tele ad olio, espediente che gli serve ad accrescere la fama, e la quotazione, di queste.

Bathsheba at Her Bath (Bathsheba with King David’s Letter) 1654 (120 Kb); Oil on canvas, 142 x 142 cm (56 x 56″); Musee du Louvre, Paris

E in entrambi mostra quella capacità affabulatoria, quella gestualità importante che però concilia con una cura assoluta del dettaglio. Rembrandt è anche un raffinatissimo conoscitore dell’anatomia umana: le sue stampe, che trattino scene bibliche e prese dalla vita di tutti i giorni, abbondano di corpi veri. Che siano l’amata moglie Saskia, ritratta grassoccia e non certo campione di bellezza, o la gente qualsiasi: molti vecchi, il primo modello è la madre in uno stupendo ritratto conservato al Rijksmuseum di Amsterdam, donne sfatte, uomini sgraziati.

Amsterdam – Casa di Rembrandt scrivania di lavoro © FILIPPO PERTA – PALCOSCENICO

Sono questi corpi, con cui non esita a raffigurare anche Adamo ed Eva cacciati dal paradiso, a fargli da modello per la folla della superba “Ronda di notte” (Rijksmuseum, Amsterdam) dove si mischiano anche i borghesi che lo pagavano fino a 400 fiorini per un ritratto, l’equivalente del reddito annuale di un artigiano. Un’ultima notazione.

Amsterdam – Casa di Rembrandt un tipografo con mezzi artigianali mantiene viva l’arte di Rembrandt © FILIPPO PERTA – PALCOSCENICO

Alle Scuderie compare solo uno degli oltre sessanta “Autoritratti” di Rembrandt, artista che, sebbene incline a una moda dell’epoca, ha superato chiunque altro in questa ossessione dell’autoritratto. Nella parte finale della mostra è messa poi in luce l’influenza esercitata sugli italiani: i Tiepolo, Giovanni Benedetto Castiglione, Pierfrancesco Mola.

The Feast of Belshazzar c. 1635 (120 Kb); Oil on canvas, 167 x 209 cm; National Gallery, London

Sezione curiosa, e un po’ strabica. Nulla si dice dell’influenza che alcuni grandi italiani ebbero su di lui, e di cui era riuscito ad acquistare alcuni tesori: stampe di Raffaello, di Tiziano e di Leonardo, disegni di Andrea Mantegna che, come attestano gli studi più recenti, molto gli avevano insegnato quanto a pose e composizione dei ritratti.

Danae 1636 (40 Kb); Oil on canvas; The Hermitage at St. Petersburg

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