“L’Amore ai tempi del colera” di Mike Newell

Romantici e sensuali a ogni età!

Con mano dolce e ispirata, ma anche con ardente passione, il regista Mike Newell (lo stesso di Harry Potter e il calice di fuoco e Mona Lisa Smile) pennella un grandissimo affresco ispirato all’amore eterno, ma anche agli infiniti e mutevoli piaceri dell’eros. Il film, tratto dall’omonimo romanzo “L’Amore ai tempi del colera” del Premio Nobel per la letteratura Gabriel García Márquez, racconta infatti del mezzo secolo di struggente passione che Florentino Ariza (Javier Bardem) prova per Fermina Daza (Giovanna Mezzogiorno), in un alternarsi di separazioni e riavvicinamenti, che infine sfociano in un’attesa riunione, quando i due amanti mancati, ormai anziani, fanno l’amore con romanticissima tenerezza.

Un delicatissimo ma potente finale che ci indica, senza mezzi termini, dove García Márquez, e ora Newell, hanno inteso porre l’accento: sull’amore che non ha età, sul diritto di tutti, giovani e vecchi, di assaporare i piaceri non solo dell’effusione platonica, ma dell’unione carnale, che sublima e accomuna in un unico, simbolico atto sessuale sia l’ardente amore giovanile che il delicato rapporto tra due anziani amanti. Il tutto per spezzare un tabù che ancor oggi stenta ad essere superato. Ma a parte questo tema caldo, che comunque segna l’humus di quasi tutto il film, nella pellicola di Newell vi è anche un grande amore pittorico atto a dipingere spazi e personaggi.

Come si evince chiaramente dagli incantevoli scorci colombiani di Cartagena (dove si svolge buona parte della trama), che affiorano qua e là, con lampi paesaggistici degni della tavolozza di Jean-Baptiste Camille Corot. Ma anche con la sfrontata sensualità degna di un Federico Zandomeneghi, quando Newell decide di dichiarare tutto il suo evidente trasporto per le bellezze femminili sudamericane. E in tale contesto, Giovanna Mezzogiorno (in una strepitosa interpretazione, che non esito a definire da Oscar), proseguendo nella metafora artistica, è come “La fornarina”, amata e ritratta da Raffaello Sanzio, con lo stesso grado di carnalità e castità. Un film da non perdere, quindi, che unisce, come pochi, il più puro dei romanticismi alla più accesa sensualità.

Curiosità

Nel film il personaggio di Florentino Ariza è un modesto telegrafista, guarda caso come lo era Gabriel Eligio García, padre di Gabriel García Márquez.

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