In libreria: “L’Italia che legge” di Giovanni Solimine

Quanti e quali libri si leggono in Italia? È vero che si legge più al centro-nord che al sud, e se sì perché? Esiste una relazione tra benessere economico e inclinazione alla lettura? Negli altri Stati europei i lettori sono di più o di meno che da noi? Infine, quali azioni possiamo intraprendere per promuovere la lettura nel nostro intero territorio nazionale?
A questi e tanti altri interessantissimi interrogativi risponde, in modo esauriente, il Prof. Giovanni Solimine nel suo saggio intitolato “L’Italia che legge” (Editori Laterza), col conforto di una ingente mole di dati attinti da fonti assolutamente attendibili, quali l’Istat, l’Aie, il Censis, il Gfk Eurisko, l’Ipsos e da altre serie indagini di settore. Un’enorme masse di elementi statistici che l’autore analizza a fondo con un piglio da “detective”, non a caso fornendoci anche l’identikit di chi legge e chi no, in una sorta di investigazione culturale tesa ad individuare il movente della negligenza di 31 milioni di italiani che non leggono affatto, di 25 milioni che leggono poco, a fronte di meno di 4 milioni di “lettori forti” (che leggono almeno 12 libri all’anno), che in pratica garantiscono la sopravvivenza del settore editoriale per la metà delle vendite che si aggira attorno ai 60.000 titoli annuali.

Dati sconfortanti, a dir poco, che certo non depongono a favore di quella spinta inerziale che servirebbe a promuovere non solo la lettura in sé, ma al contempo la rinascita economico-culturale dell’Italia intera. Un concetto espresso a chiarissime lettere proprio dal Nostro, che infatti nel suo libro scrive: “La lettura è un consumo che crea progresso e benessere e la diffusione della ‘cultura del libro’ può essere una leva formidabile per l’innovazione e lo sviluppo economico e sociale del paese”. Una riflessione accorata e propulsiva, dalla quale recepiamo che “L’Italia che legge” non è solo una preziosa miniera di dati, ma soprattutto un esercizio ermeneutico, cioè volto ad interpretare ciò che si cela dietro a cifre e percentuali, per far sì che il loro assieme, magari per converso, ci indichi la strada maestra per far lievitare la cultura nazionale al pari della sua crescita economica.

E come osserva ancora Solimine nell’ultimo capitolo intitolato “Come voltare pagina?”, sarebbe bene guardare ad esperienze già in atto per promuovere la lettura. Quali, ad esempio, il progetto “Nati per Leggere”, che in dieci anni di attività, avvalendosi di circa 7.500 operatori, tra pediatri, bibliotecari, insegnanti, ecc., si propone di utilizzare i libri come trait d’union tra i bambini e gli adulti. O come il “Centro per il libro e la lettura”, presieduto da Gian Arturo Ferrari, che ha come obiettivo la divulgazione del libro e la lettura di autori nazionali sia in Italia che all’estero. O, infine, come gli “Idea Store” londinesi, dove le biblioteche pubbliche lavorano di concerto con i centri di formazione ed educazione rivolti agli adulti. A tutto questo, come contributo personale, aggiungo che se l’ottimo programma “CULT BOOK” (ora in onda il giovedì su Rai Tre alle 00.40!) venisse messo in onda in un orario preserale, credo che potrebbe rappresentare un poderoso veicolo di promozione e divulgazione libraria. Tutto ciò in seno a quelle “politiche pubbliche” auspicate anche nell’ottimo saggio a firma del Prof. Giovanni Solimine.

Conosciamo l’autore:

Sito personale: www.giovannisolimine.it

www.giovannisolimine.it

E-mail: mailto: giovanni.solimine@uniroma1.it

Giovanni Solimine è professore ordinario di Biblioteconomia e di Management delle biblioteche (Settore scientifico-disciplinare M-STO/08) presso la Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari dell’Università degli studi di Roma, La Sapienza, dove ha diretto dal 2008 al 2010 il Dipartimento di Scienze del libro e del documento, ora confluito nel Dipartimento di Scienze documentarie, linguistico-filologiche e geografiche.

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