IVAN IACOVACCI: Il Mister che legge i cuori e le labbra dei suoi ragazzi

Conosciamo Ivan Iacovacci, allenatore al Frosinone nelle categorie Giovanissimi 2006 e Pulcini 2010.

Incontro Ivan in una mattinata di Gennaio molto fredda e ancor prima di sederci per prendere un caffè mi chiede: “Come sta tuo figlio?”. Sì perché per Ivan come per molti “Mister” speciali, i bambini vengono prima di ogni cosa, sia che si tratti dei loro piccoli atleti, ma anche di bambini che hanno incontrato nelle scuole calcio o nelle tante partite che si fanno durante l’anno.

Dopo un passato al Certosa, Tor Pignattara, Spes Artiglio, Consalvo e all’Almas, Mister Iacovacci oggi allena i piccoli del Frosinone e mi dice con orgoglio:

“Avere a che fare con i bambini e i ragazzi per me è fonte di una grande felicità.

Con loro instauro sempre un legame molto forte, in me loro vedono la forza, gli insegnamenti, l’esempio e questo mi gratifica e allo stesso tempo mi riempie di responsabilità che cerco di assolvere nel miglior modo possibile”.

E da piccolo Mister Iacovacci com’era, sempre palla al piede come i tuoi ragazzi?

Di più se possibile. Ero il classico ragazzino che stava al cortile a giocare a pallone tutto il pomeriggio. Ricordo le partite infinite con i miei amici, tra la polvere, le ginocchiate sul marciapiede, i giubbetti usati come porte. Ah che bei tempi.

Peccato che si vedono sempre meno bambini giocare in strada, un po’ per colpa dei telefonini e dei Social che stanno togliendo il piacere di stare insieme nella realtà, un po’ perché ci sono sempre meno luoghi che permettono ai bambini di giocare liberamente. I cortili e le piazzette di una volta non ci sono quasi più. Per fortuna però, le scuole calcio sono un luogo di sana aggregazione che permette ai ragazzi di recuperare il piacere del gioco e di una sana competizione.

Anche tu hai frequentato una scuola calcio?

Certamente, verso gli otto anni mio padre mi ha iscritto all’Atletico 2000 a Roma, poi crescendo sono arrivato a giocare con il Portonaccio. Avevo diciassette anni e giocavo come attaccante in una squadra di ragazzi di venti venticinque anni.

Hai mai pensato di tentare la carriera come professionista?

All’epoca, quando giocavo con il Portonaccio, alcune squadre sembravano interessate a me, purtroppo però mi sono fatto male ai legamenti e l’occasione è sfumata. Per me è stato un momento molto difficile, perché al di là della carriera da professionista, a me interessava giocare a pallone perché farlo mi rendeva felice e realizzato.

E cosa hai fatto dopo l’infortunio?

Dopo essermi fatto male per molto tempo non ho più toccato palla e mi sono dedicato ad un’altra mia passione: la cucina.

Sei diventato un cuoco?

Sì, l’amore per il cibo e la buona cucina mi ha guidato nelle mie scelte lavorative. Anche oggi mi occupo di ristorazione allo stesso tempo sono un allenatore di calcio. Ho cercato di far convivere queste mie due grandi passioni.

Mi dicevi che per molto tempo non hai più giocato a calcio, quando hai scelto di “far pace” con il pallone e di diventare Mister?

Come molte cose nella mia vita, è successo un po’ per caso. Un mio cliente mi disse che in una scuola calcio stavano cercando un Mister e così ho ricominciato a giocare, ma questa volta non solo per me stesso, ma per insegnare ai bambini. E devo dire che iniziare questa esperienza lavorativa per me è stato un autentico dono. Avere a che fare con i piccoli mi arricchisce spiritualmente giorno dopo giorno.

Hai dovuto fare una scuola per diventare Mister?

Certo, gli allenatori devono superare un esame ed essere autorizzati dalla FIGC. Ora che sto al Frosinone, ci sono anche dei corsi di aggiornamento che noi Mister andiamo a fare alla sede Ufficiale del Frosinone Calcio.

In un bellissimo e commovente tema scritto da un tuo piccolo atleta, ho letto una frase che mi ha colpito: “il mio Mister legge le labbra”. Mi puoi spiegare il significato di queste parole?

E’ vero, quel tema è bellissimo e lo conservo con orgoglio. La frase è riferita al fatto che uso degli apparecchi acustici per ascoltare e là dove non arrivano gli apparecchi acustici, leggo le labbra delle persone per “sentire” cosa dicono.

Sono nato con un grave problema all’udito, ma grazie ai miei genitori non l’ho mai avvertito come qualcosa di invalidante, anzi…

Mio padre quando sentiva che non pronunciavo bene alcune parole per via della mio problema, mi spingeva a migliorare e così non ho nessuna difficoltà né a parlare, né a sentire quello che mi circonda. Spesso si dice per ignoranza “sordomuti”, ma chi non sente non è muto, semplicemente non sentendo le parole, ha difficoltà a riprodurne il suono.

Nel mio piccolo mi batto per aiutare le persone non udenti, in passato ho insegnato la lingua dei segni e mi piacerebbe che ci fosse più sensibilità nell’opinione pubblica sull’argomento. Negli uffici pubblici ad esempio, dovrebbe esserci uno sportello informazioni per chi “parla” con la lingua dei segni. In molti paesi evidentemente più evoluti e scontato che ci sia, ma da noi ancora no.

Insomma, sei un Mister che “sente”, non solo ascolta…

Sì, e spero di leggere non solo le labbra dei miei piccoli atleti, ma anche i loro cuori.

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