IRON MAN di Jon Favreau

Combattere per il proprio cuore

I film con i supereroi tratti dalle storie a fumetti della Marvel Comics hanno sempre avuto degli straordinari interpreti nel ruolo dei personaggi principali, ma in IRON MAN il cast di attori di livello eccezionale è talmente vasto da far comprendere anche a un profano che la pellicola di Jon Favreau ha intenzione di offrirci molto di più di quanto abbiamo visto in passato in fatto di trasposizioni fumettistiche. Difatti, sin dalle prime battute del film, gli attori Robert Downey Jr., Terrence Howard, Jeff Bridges e Gwyneth Paltrow ci forniscono un saggio di bravura attoriale tanto elevato da poter competere tranquillamente con qualsiasi altra interpretazione in generi diversi dal fantastico o dall’azione, come è il caso di questa pellicola.

Ma non è tutto, perché l’attivissimo regista Jon Favreau (reduce dal successo di Zathura e Un’avventura spaziale) ci ha messo del suo anche supervisionando la rifinitura del copione assieme agli sceneggiatori Mark Fergus e Hawk Ostby, rivisitando un plot che giocoforza non poteva più ammettere l’obsoleta trama antisovietica che nel lontano 1963 caratterizzava le prime tavole a fumetti di Iron Man. Così, il costruttore di armamenti e inventore Tony Stark, alias Iron Man, ottimamente interpretato da Robert Downey Jr., nel film, invece che nel Vietnam del ’63, muove le sue prime mosse dal più attuale e movimentato Afghanistan, innescando una serie di vicende verosimili (ottime, in tal senso, le scene nella grotta-prigione di Stark) unite a momenti d’azione altamente spettacolari. In tale situazione, Stark, fatto prigioniero da dei combattenti afghani, ferito da delle schegge che si avvicinano pericolosamente al suo cuore, pur imprigionato riesce a costruire con dei resti di proprie armi un congegno salvacuore, che egli stesso si innesta in mezzo al petto. Ma dopo aver provveduto alla propria sopravvivenza, Stark progetta subito un piano di fuga degno della sua abilità di inventore, costruendo, pezzo per pezzo, un prototipo di armatura, stile Iron Man, che tra grandi sparatorie lo farà uscire dalla prigione afgana.

In pratica, quell’incredibile piano di fuga, con tanto di armatura invincibile, segna la nascita del supereroe che più tardi prenderà il nome di Iron Man. In un film che nella sua seconda parte non si risparmia certo in superlativi effetti speciali, che per qualità e durata delle scene bilanciano perfettamente un primo tempo soprattutto ben recitato. Un equilibrato e sapiente di mix di maestria attoriale e di spettacolarità che, per la bontà del risultato, in un prossimo futuro potrebbe fare da modello ad altre pellicole dedicate ai supereroi, elevandone in tutti i sensi la qualità cinematografica.

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