Bestiario romano: quanti gli animali nascosti nel cuore di Roma!

Gli sguardi curiosi di piccole e grandi creature del mondo animale osservano il traffico romano e la gente per strada. Ascoltano i clacson e il vociare cittadino da tantissimi anni. Sono gli animali nascosti nel cuore di Roma. Basta alzare gli occhi al cielo e vi accorgerete di loro: tartarughe, elefanti, api e leoni abitano palazzi, piazze, fontane e vie. Esiste un impenetrabile universo di statue e raffigurazioni di animali, simboli di avvenimenti storici ma anche opere che raccontano miti e leggende del passato capitolino, che si svelano ai passanti curiosi. Seguiamo un itinerario speciale, che si trasforma in una “caccia al tesoro” per l’Urbe, alla scoperta di questo magico bestiario.

Il cavallo di Marco Aurelio

Nella splendida piazza del Campidoglio si può ammirare la statua dell’imperatore Marco Aurelio a cavallo, in bronzo dorato. La leggenda popolare narra che un giorno l’opera tornerà ad essere interamente dorata e la civetta che si trova tra le orecchie del cavallo, in realtà il ciuffo della criniera, si metterà a cantare annunciando la fine del mondo.

I due leoni a Piazza del Campidoglio

La scalinata che da piazza dell’Aracoeli porta a piazza del Campidoglio, detta Cordonata, fu progettata da Michelangelo. Alla sua base si possono ammirare due leoni egizi, provenienti dall’antico santuario della dea egizia Iside in Campo Marzio.Simbolo di forza e saggezza si racconta che in occasione di particolari cerimonie dalla bocca dei leoni sgorgava anziché acqua vino “l’uno bianco et l’altro rosso” con gran divertimento del popolo.

La Gatta di Palazzo Grazioli

Proseguendo oltre Piazza Venezia si arriva in Via della Gatta. Qui, all’angolo di Palazzo Grazioli esattamente sul primo cornicione, si trova una gatta egizia di marmo che dà il nome all’omonima via. La leggenda narra che il felino stia guardando nella direzione di un favoloso tesoro che però non è mai stato ritrovato.

Un leone in Via dell’Orso

Vicino Piazza Navona si trova Via dell’Orso, il cui toponimo deriverebbe dal rilievo marmoreo, oggi murato all’angolo con Vicolo del Soldato, e che raffigura, secondo la voce popolare, un orso. In realtà l’effige rappresenta un leone che assale un cinghiale.

Fontana delle tartarughe

La Fontana delle Tartarughe in piazza Mattei, nel rione Sant’Angelo, è legata ad una leggenda romantica. Il Duca Mattei per convincere il padre della sua amata a concedere la sua mano si dice abbia fatto erigere la fontana davanti alla casa della futura sposa in una sola notte. Sulla fontana sono posti quattro efebi in bronzo che poggiano il piede su dei delfini. Le tartarughe, furono aggiunte dal Bernini successivamente.

La testa di cervo in cima alla basilica di S. Eustachio

Andando verso il Pantheon si scorge, sopra la Chiesa di Sant’Eustachio, la raffigurazione di un cervo. Secondo la leggenda l’effige è stata posta in onore di Placido, un ufficiale dell’esercito dell’imperatore Traiano. Questi, andando a caccia presso Tivoli, ebbe la visione di una croce che brillava tra le corna di un cervo. Decise così di farsi battezzare prendendo il nome di Eustachio e sulla sua casa fu eretta l’omonima Chiesa.

Il pulcino della Minerva

Alle spalle del Pantheon, in Piazza della Minerva, si trova un elefantino che sorregge l’obelisco. È chiamato simpaticamente dai romani il Pulcino della Minerva. La sua storia è legata al suo costruttore Bernini che ha seguito di una diatriba con un padre domenicano del vicino convento, sistemò l’elefante in modo che voltasse le terga al convento, con la irriverente proboscide in alto. Sempre per volere dei domenicani, Bernini dovette fare il pachiderma più tozzo. E la statua divenne così vittima del pungente umorismo dei romani, che la ribattezzarono “Porcino della Minerva” perchè ricordava un maialino e con il tempo il nomignolo si modificò in pulcino.

La Fontana delle api

Salendo verso Via del Tritone si arriva a Piazza Barberini. Oltre ad ammirare gli splendidi delfini realizzati da Bernini per la Fontana del Tritone, all’angolo con Via Veneto c’è una piccola fontana con tre api, lo stemma dei Barberini, sormontate da una grande conchiglia a ventaglio. Nell’iscrizione dedicatoria, l’acqua viene paragonata al miele delle api, per alludere alla sua dolcezza e purezza.

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