Denni Lugli, l’arte come passione

Di Luca Cirillo

Ciao Denni, benvenuto su “Palcoscenico”. La tua attività artistica è da sempre “multiforme” e negli anni hai spaziato dalla pittura alla fotografia fino alla realizzazione di videoclip, sempre con grande originalità. Partiamo dal tuo esordio vero e proprio nel mondo “dell’arte”…

“Beh, il disegno e la pittura li ho coltivati fin da piccolo e la mia prima mostra personale risale al 1976, avevo 21 anni. Il mio tipo di pittura vicino all’iperrealismo richiedeva spesso l’apporto di immagini dettagliate e mi avvicinai alla fotografia quasi per necessita’. Poi dalla fotografia il campo si e’ allargato al super8 e al video. All’epoca abitavo in una specie di “loft” che in precedenza era stato un dancing: un posto incredibile ed enorme con tanto di palcoscenico e pista da ballo che ben presto diventò base operativa per un nutrito gruppo di sperimentatori piu’ o meno artistici… Roberto “Freak” Antoni (quello degli Skiantos) descrisse la situazione in un lungo articolo apparso in un numero del 1982 della storica rivista Frigidaire”.

Ad inizio anni ’80 hai lavorato molto nell’ambito dei videoclip che iniziavano a prendere forma…come ricordi quegli anni così bistrattati in seguito?

“Penso che gli anni ’80 siano stati culturalmente letali per certi versi e imprescindibili per altri. Mi spiego: se da un lato il buonismo degli Spielberg e degli Sting ha portato gran parte della produzione cinematografica e musicale ai penosi livelli in cui ancora adesso si dibattono, dall’altro si puo’ oggi in prospettiva riconoscere che i semi che hanno generato l’attuale diffusione di massa delle tecnologie video e informatiche in generale, furono gettate da spericolati pionieri che due decenni fa iniziarono ad armeggiare con misteriosi aggeggi dai nomi fantascientifici: ZX Spectrum, Vic 20, Betamax, Vidikon…”.

Parlaci del video che passò addirittura nel mitico “Mister Fantasy”, trasmissione cult della Rai….

“Si intitola Scratchkiller e fu realizzato nel 1983. Adesso che ci penso potrebbe forse essere considerato uno dei primi rap italiani… una sorta di delirante monologo recitato su una base ritmica “scratchata” che accompagna la vicenda di un uomo che conduce due vite parallele: quella di padre e marito esemplare e quella di spietato serial killer. Per una fortunata coincidenza fu notato da un dirigente Rai e passo’ a Mister Fantasy come “risposta italiana a Thriller di Michael Jackson”. Fu una grossa soddisfazione anche se -onestamente – come risposta era un po’ povera…!”.

A metà del decennio il tuo nome figura in diverse produzioni horror made in Italy…tra queste “Demoni 2” di Lamberto Bava, “Spettri” di Avallone e “Opera” di Dario Argento. Quale era precisamente il tuo ruolo in questi film?

“Il mio interesse per gli effetti speciali e’ nato con L’Esorcista. Dopo la visione del film, e per anni di seguito, mi lambiccai per capire “come diavolo avevano fatto”. Poi ci furono Dawn Of The Dead, Maniac e finalmente i primi trattati sugli effetti speciali nelle librerie specializzate gettarono luce sul mistero… molti dei video realizzati furono una sorta di test per i miei primi esperimenti con lattice di gomma e plastiche varie. A Roma ho avuto modo di mettere a frutto e di perfezionare queste esperienze come assistente di Sergio Stivaletti (assieme a Rambaldi il più importante nome italiano nel campo degli effetti speciali) nei film che hai citato. In quel momento, diciamo “pre-digitale”, ogni tipo di conoscenza era utile per realizzare qualche effetto interessante e inedito, e nel corso di uno stesso progetto si passava facilmente dalla meccanica alla scultura, dall’elettronica alle tecniche medicali. Per un periodo, occupandomi delle dentature vampiresche dei “demoni” mi son sentito quasi un dentista, con tutti quegli attori in poltrona a bocca aperta davanti a me che si lasciavano prendere il calco dei denti…”.

Raccontaci qualche aneddoto su ognuno di questi lavori….

“Di Demoni 2 quello che ricordo con più affetto e simpatia sono i demoni stessi, tanto truci e violenti sullo schermo quanto fragili e patetici dietro le quinte. Accecati da spesse (e primordiali) lenti a contatto colorate dovevano essere portati sul set a braccetto e, nei momenti di pausa, necessitavano della continua assistenza di amici (o preferibilmente partners) quando il richiamo della toilette si faceva impellente e i “micidiali” artigli rischiavano di scollarsi… un vero lazzaretto! In Opera mi colpi’ il bizzarro modo con cui i palchi del Teatro Regio di Parma furono popolati di “spettatori”: da un camion vennero scaricate decine e decine di sagome di cartone a grandezza naturale, tutte uguali, di Ugo Tognazzi e Stefania Sandrelli (immagino gadget promozionali da sala per non so quale film) e vennero disposte nei palchi, due o tre in ognuno. A far compagnia agli Ughi e alle Stefanie furono poi messe una o due comparse per palco, con la raccomandazione di muoversi ogni tanto. Nel film devo dire che il tutto in penombra risulta convincente, ma sul posto -a luci accese- l’atmosfera era davvero surreale, magrittiana. Pensando a Spettri la prima cosa che mi viene in mente sono le lunghe giornate di tortura che in laboratorio abbiamo inflitto ad un culturista (non ricordo il nome, ma e’ stato controfigura di Lou “Hulk” Ferrigno) per prendergli il calco del corpo intero in modo da costruire su misura per lui una tuta in gomma dalle fattezze di Minotauro. Un lavoro lunghissimo che purtroppo si e’ risolto in pochi secondi di campo lungo nel film”.

Come mai in seguito non hai continuato questo tipo di collaborazione?

“Questo degli effetti speciali nel cinema italiano e’ stato il classico fuoco di paglia che si e’ consumato nel giro di poco tempo. Le produzioni, dopo l’iniziale interesse acceso dai grossi guadagni di film tipo Gremlins, si sono accorte che con effetti o senza effetti i film italiani incassavano allo stesso modo e quindi… zac! via gli effetti! E poi c’e stato l’avvento del digitale che rapidamente si e’ dimostrato piu’ versatile ed economico nel campo degli effetti rispetto – diciamo – all’analogico”.

Cosa mi dici del tuo video “sexy horror” intitolato “Sexplosion”?

“Be’ non proprio “sexy”… ci sono alcune sequenze “hard”! Comunque si tratta di un corto (18 minuti) concepito per essere una sorta di “biglietto da visita” quando, a metà anni ’80, mi avventurai a Roma per cercare di ficcare il naso nel mondo del cinema. Sexplosion contiene tutto quello che speravo in seguito di realizzare in modo professionale (effetti speciali, sequenze hard, montaggio accurato, doppiaggio ecc.) e con la cassetta sottobraccio e una lista dei miei “eroi” in mano ho cominciato a sondare l’ambiente. Dopo contatti interessanti ma poco produttivi con Joe D’Amato, Deodato, Di Silvestro, finalmente tramite Lamberto Bava sono arrivato a conoscere Sergio Stivaletti e da lì l’avventura e’ cominciata”.

Chiudiamo il capitolo horror con una domanda da un milione di euro…i 3 film horror da vedere assolutamente….

“Be’ prima di tutto Possession di Zulawski, un horror fondamentalmente psicologico nonostante la presenza di Rambaldi agli effetti speciali. E poi Suspiria di Argento per lo straordinario impatto visivo. E infine un mio personalissimo cult-movie: una poco nota pellicola messicana dei primi anni ’60 intitolata La Vendetta Del Vampiro. Forse in termini di umorismo involontario questo film batte anche i “capolavori” di Ed Wood: troppo lungo sarebbe qui disquisire delle bare di cartone, della stoffa malamente appesa spacciata per roccia, dei balletti delle schiave del vampiro… vorrei solo citare il fatto che, nei titoli di testa, il film risulta “tratto da un racconto di Edgar Allan Pole” (sic!)”.

Arriviamo alla collaborazione con “Erotica”…

“Già, il Salone dell’Erotismo di Bologna. Le prime edizioni (a partire dal ’92) furono interessantissime. Ci potevi incontrare Crepax, Tinto Brass, Moana e c’erano magnifiche mostre di arte erotica. Poi per esigenze commerciali cambiò gestione diventando una sorta di fiera dell’Home Video hard. Io partecipai all’edizione del ’92 e a quella del ’94, nel corso della quale conobbi Roberto Lanfaloni delle Edizioni Art Core e Roberto Baldazzini”.

Da sperimentatore incallito di nuove tecniche fotografiche, quale credi sia il futuro della fotografia?

“Ti rispondo senza esitazioni: il digitale! Ormai le fotocamere digitali sono in grado di coprire con affidabilità tutti i campi della fotografia e hanno il grosso vantaggio di fornire immediatamente i risultati. Senza parlare poi delle svariate possibilità di intervento dopo lo scatto mediante i programmi di fotoritocco. Io sono riuscito ad ottenere foto tridimensionali e solarizzazioni più che soddisfacenti partendo da immagini digitali, risparmiandomi per di più ore di camera oscura con le dita negli acidi! Forse solo la fotografia “Kirlian” oggi necessita tassativamente della pellicola. Lo sapevi che le fotocamere digitali vedono gli infrarossi? Prova a puntare un telecomando verso l’obiettivo di una macchina digitale e premi un pulsante: attraverso il visore vedrai il led infrarosso lampeggiare. Ho il sospetto che questa caratteristica influenzi in qualche modo l’aspetto dell’immagine, ma non ho ancora capito come…”.

Un lavoro realmente bizzarro è quello per “Capitan Trash”… come è nata l’idea?

“Mi fu proposto da un provider nel ’95 di realizzare una rubrica in rete a mia scelta, qualcosa di vivace, spiritoso e in qualche modo “culturale” che alleggerisse la seriosità (e la noia!) del resto del sito, occupato in gran parte da ditte specializzate in piastrelle e macchine utensili. Il successo fu maggiore del previsto e dopo qualche tempo decidemmo di comprare un domain e di mettere in rete il sito a se’ stante. Capitan Trash mi ha dato parecchie soddisfazioni, non ultima quella di un rapporto epistolare col regista Gualtiero Jacopetti, padre controverso e bistrattato dei Mondo Movies”.

Immagino quindi un tuo ottimo rapporto con Internet e la comunicazione telematica…

“Posso dire che me la cavo discretamente; in questo l’occuparmi di Capitan Trash e’ stata un’ottima palestra, anche se non ti dico i disastri delle prime esperienze con l’FTP!”.

Parlaci della tua amicizia con un grande caratterista quale è Victor Poletti…

“Victor l’ho conosciuto alla fine dell’87, al termine della mia esperienza romana con gli effetti speciali. Mi fu proposto di occuparmi del settore fotografico di una casa discografica attiva nel campo del rock italiano (Hiara Records) di cui Poletti fu uno dei fondatori. Victor e’ un personaggio di una simpatia irresistibile e di grande umanita’ e, terminato il capitolo Hiara Records, siamo rimasti in contatto collaborando di tanto in tanto in progetti comuni”.

Arriviamo al mondo “fetish” che tanto è caro a “Palcoscenico”…come è nato l’incontro con Baldazzini e Saudelli?

“Come ho detto, ho conosciuto Baldazzini in occasione di “Erotica 94″. C’è stato accordo immediato data la comunanza di punti di vista riguardanti i feticci dell’erotismo, e abbiamo intrapreso progetti comuni nei quali esplorare da diversi punti di vista (disegno, pittura, fotografia) gli aspetti che più ci interessavano (corsetti, calze). Franco Saudelli, amico di lunga data di Baldazzini, è stato coinvolto successivamente, nella fase di progettazione della rivista Bizzarreries”.

Quali ritieni i lavori più soddisfacenti tra quelli fatti insieme?

“Certamente i cofanetti “Antonella” e “Cinzia” editi da Art Core. Si tratta di raccolte “monografiche” di disegni e fotografie confezionati in un lussuoso contenitore… un prodotto per intenditori! E poi mi ha divertito molto – da appassionato di fotoromanzi “neri” anni ’60 – prender parte alla realizzazione del fotoromanzo di Saudelli “Quattro Bambole Per Una Rapina”, uscito a puntate sulla rivista Blue a partire dal numero 109″.

Come mai secondo te, ogni giorno si scoprono sempre più appassionati di fetish e “bizzarrie varie”? (parlo anche di b-movies ecc.)

“A questo credo abbiano contribuito non poco le potenzialità comunicative virtualmente illimitate di Internet: in rete anche anche il feticista più insolito, mettiamo il cultore di Cotton Fioc per le orecchie (esiste veramente un newsgroup dedicato all’argomento!), può trovare e contattare qualcuno che condivida il medesimo interesse e scambiare opinioni, immagini, “tecniche”, realizzare pagine e ottenere visibilità… il tutto senza rinunciare alla privacy e senza spendere denaro. Per quanto riguarda i b-movies (e anche i vari revival musicali) penso che frange sempre maggiori di insoddisfatti e delusi dall’odierno panorama siano spinti a cercare nelle nicchie del passato qualcosa di vitale, di sentito, di autentico foss’anche nell’ingenuità e nell’idiozia”.

Chiudiamo anticipando ai lettori di “Palcoscenico” i tuoi prossimi impegni artistici…

“Al momento sono ritornato alla pittura: sto preparando una serie di tele incentrate sui guanti di gomma e ho in corso contatti per una mostra il prossimo anno”.

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