Paolo Sassanelli, la sua è una classe… di ferro!

Ciao Paolo, benvenuto su “Palcoscenico”. Iniziamo questa chiacchierata parlando dei tuoi esordi….

“Ho cominciato a Bari con il Piccolo teatro di Bari per poi passare ad una compagnia, La tarumba, con la quale ho girato le piazze del sud italia rappresentando Garcia Lorca”.

La tua “formazione” è ricca di studi e seminari di recitazione e la tua gavetta è stata il teatro. Ritieni quindi fondamentale l’approccio “classico” per questo lavoro?

“La vita mi ha insegnato che di fondamentale c’é soprattutto l’esperienza, il lavoro. Io ho cominciato con il teatro e per me é fondamentale tuttora continuare a farlo”.

Delle tue tante esperienze teatrali, quale ricordi con più piacere e quale non rifaresti?

“Rifarei tutto”.

Arriviamo al “lancio” televisivo e al grosso successo del serial “Classe di Ferro”, nel quale tu interpretavi il divertente ruolo di Gabriele Serra. Come sei approdato a questa avventura? Quanto c’era di tuo in Gabriele?

“Devo molto a Bruno Corbucci che ha avuto fiducia in me, tuttora lo ricordo con affetto. Di Serra condivido solo la voglia di cazzeggiare”.

In una situazione “da caserma” come era il telefilm, con chi hai legato maggiormente e con chi hai avuto screzi?

“Ho legato con tutti, e con quasi tutti mi vedo tuttora”.

Il telefilm era diretto dal compianto Bruno Corbucci. Che ricordo puoi darci di lui?

“Come ho detto prima, ha volte mi manca la sua ironia e il suo disincanto”.

Pensavate, mentre giravate la serie, che il film avrebbe avuto così tanto successo?

“No ma ci divertivamo lo stesso”.

Cosa pensi del fatto che in web si parla molto di “Classe di ferro” e che presto si aprirà un sito appositamente su quel telefilm?

“Posso solo dire che quel telefilm, tanto bistrattato, sta diventando sempre più buono invecchiando, come il vino”.

Dopo le due serie del telefilm, Corbucci passò a dirigere “Quelli della speciale”, con lo stesso cast di “Classe di ferro”, eccezion fatta per te e Massimo Reale. Come mai questo abbandono?

“Scelte, ha volte si devono fare”.

Arriviamo a “Colpo di luna” di Alberto Simone, per il quale ricevesti la menzione speciale come attore non protagonista al “Festival di Berlino” del 1995. In passato intervistando Daniele Falleri e Cinzia Mascoli (anche loro nel cast), raccontarono di questo film come di una esperienza fondamentale per loro. Fu così anche per te?

“Assolutamente”.

In seguito ti sei distinto per partecipazioni a film sempre di grossa qualità tra cui ricordo “Terra di mezzo” di Matteo Garrone. In Italia però si continua a preferire film commerciali e a pubblicizzare poco le opere “intelligenti”. Quale è la tua opinione in merito e cosa ricordi del film?

“Difficile da dire, perché cosi semplice. “Se fai soldi va bene, se no attaccati”. Del film ricordo che non c’era sceneggiatura solo due fogli scritti da Matteo, e noi si improvvisava”.

“Matrimoni” di Cristina Comencini fu un grosso successo di pubblico e critica. Come ti sei trovato a lavorare con attori pluridecorati come Stefania Sandrelli, Diego Abatantuono e Francesca Neri?

“All’inizio preoccupato, poi un po meno ed alla fine di nuovo preoccupato”.

“Sono positivo” è una commedia spassosa e nella quale avevi il ruolo di co-protagonista. Hai avuto difficoltà nel calarti nel ruolo di un gay?

“Macchè, avevo molti coach sul set che mi davano suggerimenti”.

Nel film appariva in un ruolo cammeo, il regista “cult” Joe D’Amato, scomparso poco dopo le riprese. Hai avuto modo di conoscerlo?

“Purtroppo no”.

Parliamo dei tuoi “riferimenti” artistici..quali film e attori hanno segnato maggiormente il tuo modo di recitare e quali generi prediligi?

“Quando ho cominciato De Niro era il top, poi ho scoperto, Brando, Dean Cliff. Adesso sono un devoto di De Sica, Fabrizi, Peppino De FIlippo, Cervi, e stimo molto Sergio Castellitto Adoro la fantascienza, mi sparo qualsiasi cosa tratta quell’argomento”.

Anche tua moglie Marit è attrice. E’ vero che vi siete conosciuti in scena? Avete più recitato insieme?

“Recitavamo insieme in una commedia di Nino Manfredi, e dopo abbiamo formato, con amici, una compagnia di teatro che ha galoppato per anni”.

E’ difficile per due attori, spesso in giro per tournee o sul set, poter condurre una vita familiare “regolare”?

“Dipende dalle persone, noi, bene o male, ci riusciamo e abbiamo due figli fantastici”.

Parliamo di un film che ho amato molto e del quale eri protagonista: “La capa gira”. Cosa hai pensato dopo aver letto il copione?

“Questo film o é un capolavoro o una puttanata!!!”.

Recitare in dialetto barese è stato un bel ritorno alle origini, vero?

“E’ stato un sogno realizzato”.

Come accoglieste il successo di critica internazionale?

“Bene, come dovevamo accoglierlo?”.

C’è un ruolo che ti piacerebbe interpretare e che ancora non hai fatto?

“Riccardo III”.

Dopo tanti anni di lavoro davanti alle telecamere, pensi anche tu ad un progetto come regista cinematografico?

“No!”.

L’ultima lezione” è un film che mi ha colpito molto per la compattezza della regia e lo stile recitativo davvero azzeccato. Ti sei documentato sulla storia di Federico Caffè prima di girare il film?

“Cerco di farlo per tutto quello che faccio sempre”.

Cosa pensi del risultato finale del film?

“Due mesi in sala a Roma, un globo d’oro, la sacher d’oro al protagonista, bè non male”.

Prima di arrivare a parlare dei recenti successi televisivi, dacci un giudizio e magari qualche aneddoto su queste tre commedie, “La vespa e la regina”, “Senza Filtro” e “Tandem”…

“No, sono amico e voglio bene a tutti e tre i registi; come faccio a fare distinzioni?”.

E inevitabilmente arriviamo a “Un medico in famiglia”… Ancora una volta un serial di grosso successo… Come fai a scegliere sempre copioni “vincenti”?

“Sono loro che mi hanno scelto”.

Cosa pensi della scelta di abbandonare il serial da parte di Giulio Scarpati e Claudia Pandolfi e come erano i rapporti con i tuoi colleghi?

“Proprio perché ho un ottimo rapporto con entrambi, ti dico che sono fatti loro”

“Compagni di scuola” ti vedeva in un ruolo importante al fianco di Massimo Lopez. Cosa ti ha lasciato questa ennesima avventura televisiva?

“La voglia di fare la seconda serie”.

“Palcoscenico” come saprai è un portale. Quale è il tuo rapporto con Internete e la comunicazione via email?

“Da uno a dieci: 9”.

Parlaci della recente esperienza in “Padri”….come ti sei trovato nel ruolo di un ex musicista di successo?

“Perfettamente a mio agio, in fondo in fondo, io sono un cantante”.

Bene Paolo, manda un saluto ai lettori “telematici” di Palcoscenico, che stanno leggendo questa intervista online….

“Ciao smanettoni alla prossima!”.

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